dario formica photography
ricordi dal pianeta Terra
martedì 23 agosto 2011
giovedì 4 agosto 2011
mercoledì 13 luglio 2011
Dream sessions #1
Ai bordi di una statale, in una sera d'estate, seduto sul sedile posteriore di un'automobile che mi riporta a casa dopo una "gita" domenicale. I campi si alternano ai cantieri edili; alberi solitari come guardiani abbandonati alla propria sorte guardano gli stabilimenti industriali. Un sogno, in cui le immagini non combaciano con loro stesse, ogni figura perde i propri contorni confondendoli con quelli di ciò che gli sta intorno. Tutto questo è frutto del movimento; figlio della decisione deliberatamente casuale di gestire la luce, si creano dei mondi fantasma che eppure esistono sul serio, è dunque reale il caos... è dunque realtà il sogno? A quanto pare, si.
sabato 9 luglio 2011
Bagnanti -Slovenia
Continua a posarsi lo sguardo sulle pause del pudore che l'estate impone. Qui il litorale sloveno, Isola e Fieso (Pirano).
venerdì 24 giugno 2011
Come siamo quando siamo in mutande? Quelle colorate che chiamiamo costume... Perchè l'acqua ci fa sentire nel salotto o nel giardino di casa nostra? Cosa ci fa dimenticare il taboo della nudità (anche se non integrale)? Eppure qualcosa avviene in riva al mare; qualcosa che ci fa leggere un libro in seminudi mostrando pregi e difetti del nostro corpo. Ci mettiamo seduti su un muretto come se fossimo sul bordo del nostro letto dopo aver fatto una doccia. Pochissime persone uscirebbero in mutande e asciugamano lungo le vie del proprio paese,perchè nelle località di mare, invece, lo facciamo? Lo so, domande retoriche e probabilmente poco interessanti, ma io sono fatto così: mi fermo, guardo una cosa che mi è sempre sembrata ovvia e, ad un tratto, mi diventa incomprensibile al punto di doverla indagare. Ecco il mare di un martedì di giugno in Friuli Venezia Giulia.
venerdì 10 giugno 2011
Sospensioni Triestine
Trieste mi fa questo. Mi sospende lo sguardo, nel senso che me lo fa galleggiare. Forse è l'aria del mare che si rimbalza sul carso e così facendo crea delle sacche di vuoto in cui esistono le cose. Questo è il mio vedere quando sono a Trieste e, in questo modo, giustifico il mio non capirla mai. In questa incomprensione sento ogni volta vibrare un affetto profondo. Trieste mi possiede, e io, posseduto, la guardo restando sospeso.
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